Thisorder
Inner Island
from 23rd February 2010 (digital) and March 2010 in (CD) – New Model Label – Audioglobe distribution
ENGLISH VERSION:
Born in Ischia, an island certainly not in the central routes of Rock, Thisorder are representing a real surprise and their multifaceted rock music is full of international ambitions.
The sound of bands such as Pearl Jam, Tool or Alice In Chains represents the only matter of departure for Thisorder, an influence assimilated and subsequently developed in a striclty personal way. “Inner Island” is not a mere collection of songs, but a succession of moments and emotions, affinities and contrasts, like playing with space and sound and love for the song texture. The album was produced, recorded and mixed by the band between Ischia and Rome, then mastered at Sterling Sound in New York by Justin Shturtz, who also worked with Fall Out Boy, My Chemical Romance, Seether and Slipknot.
“I’m Sorry”, the concentric opening track is just an example of the band’s writing textures, with an alternation between moments of melodic bursts of energy, which we also find in the following track “Fingers” a song of which Thisorder are taking special pride for it’s a balance between the complexity of writing (with constant changes of time and atmosphere) and the overall melodic that it is never sacrificed. “Unus”, first single and video from the album, shows the most direct and energetic side of Thisorder, with references to the modern “stoner sounds” of QOTSA, immediately followed by “Rashua” a track which moves towards more hard-psychedelia and “Blood Upon The Wheel”, dominated by a super-low distortion which refers to the harsh and acid desert rock atmospheres. “The Bitter Hail ” is a return to more intimistic moments, with melodies and arrangements in which the word “progressive” is not totally out of the picture if referred to contemporary bands such as Porcupine Tree, and same word is going to last on “3 Dawns”, even contaminated with distorted guitar. “Tomorrow Will Be Gone” is a further example of how Thisorder are playing with the song form, knowing in their own way, of being very classic, but without giving their energy up. “Fist” is also the most aggressive and rebellious episode on the entire album, followed by “Late Empire”, the last album track, a song inspired by the images of Iranian Neda’s death. An indictment to all forms of oppression.
ITALIAN VERSION:
Nati ad Ischia, un’isola non certo centrale nelle rotte del rock, i Thisorder rappresentano un’autentica sorpresa e la loro musica è un rock dalle mille sfaccettature e dalle ambizioni internazionali.Il sound di gruppi come Pearl Jam, Tool o Alice In Chains rappresenta per la band soltanto una materia di partenza, un’influenza assimilata e sviluppata poi in maniera personale. Uno dei punti distintivi di “Inner Island” è proprio il suo esistere come album, non una semplice raccolta di canzoni, ma un alternarsi di momenti ed emozioni, affinità e contrasti, voglia di giocare con gli spazi e il suono e amore per la forma canzone. Il disco è stato prodotto, registrato e mixato dalla band stessa tra Ischia e Roma e poi masterizzato allo Sterling Sound di New York da Justin Shturtz , già al lavoro con Fall Out Boy, My Chemical Romance, Seether e Slipknot.
“I’m Sorry”, traccia circolare che apre il disco è solo un esempio della scrittura della band, con un’alternanza tra momenti melodici, esplosioni di energia, che ritroviamo anche nella successiva “Fingers”. Canzone quest’ultima di cui i Thisorder vanno particolarmente fieri per l’equilibrio raggiunto tra la complessità della scrittura (con continui cambi di tempo e di atmosfera) e la melodicità complessiva che non ne risulta mai sacrificata. “Unus”, primo singolo e video dall’album, mostra invece l’aspetto più diretto ed energico dei Thisorder, con richiami alle moderne sonorità stoner dei QOTSA, seguita immediatamente da “Rashua”, traccia che si muove in direzioni più hard-psychedeliche e da “Blood Upon The Wheel”, dominata da un basso super-distorto e che rimanda alle atmosfere di un ruvido e acido desert rock. “The Bitter Hail” è poi un ritorno verso momenti più intimistici, con melodie e arrangiamenti per cui la parola “progressive” non stonerebbe, se intesa nell’accezione di gruppi contemporanei come Porcupine Tree e queste atmosfere rimangono anche nella traccia successiva, “3 Dawns”, anche se contaminate con distorsioni chitarristiche. “Tomorrow Will Be Gone” è invece un altro esempio di come i Thisorder giocano con la forma canzone, sapendo, a loro modo, essere estremamente classici, senza però rinunciare alla loro energia. “Fist” è poi l’episodio più aggressivo e ribelle del disco, seguito da “Late Empire”, canzone ispirata dalle immagini della morte dell’iraniana Neda, e che è un atto di accusa ad ogni forma di oppressione dei popoli. Il brano è collocato in chiusura del lavoro, ma non certo perché inferiore ad altri ma proprio per la volontà della band di realizzare un vero e proprio album che potesse essere ascoltato e vissuto dall’inizio alla fine, senza cedimenti.
Line-Up:
Emanuele Rontino – Vocals / Marco Albanelli – Guitars / Domenico Muscariello – Bass/ Thomas Manna – Drums
Link:www.myspace.com/thethisorder
Booking: rosario@nualter.com, info@nualter.com, booking@nualter.com —www.nualter.com