“Signore e signori buonanotte” – omaggio all’omonimo film collettivo del 1976 – è il nuovo disco del pescarese Alex Bandini (nome d’arte di Alex Secone).
Un esordio nel solco del classico cantautorato italiano con lo sguardo però, lucidissimo e fisso sull’oggi, sul nostro tempo, sull’Italia d’inizio millennio.
È un album dalla gestazione lunga, nel quale si avvertono le influenze dei punti fermi della canzone d’autore italiana (Battisti, Dalla, De Gregori) ma anche delle più interessanti espressioni autorali contemporanee (Baustelle, Virginiana Miller, Dente).
Undici tracce che spaziano per colori musicali e atmosfere sonore: storie di persone comuni, pezzi di vita collocati in un tempo e in uno spazio preciso (“Laura”, “Lontano”, “Antonio vecchio pazzo”) ma anche canzoni dal respiro più ampio e apparentemente meno definito (“Quando l’anarchia verrà”, titolo tratto da un capitolo di “Sofia veste sempre di nero” di Paolo Cognetti, “Paese Sera”, “L’ultima guerra del mondo”) che insieme formano una sorta di concept-album sulla società nella quale viviamo.
Ecco dunque che “Signore e Signori buonanotte” diventa per Bandini il tentativo di offrire, con uno sguardo e un linguaggio quasi sempre retrospettivo, una chiave di lettura di questo presente in cui si cerca di decifrare il quotidiano utilizzando l’arma potentissima della leggerezza.
Un quotidiano spesso pericoloso, luogo di convivenza di tante singole solitudini; è questo il tema de “Il tram”, seconda traccia del disco, ispirata all’omonimo episodio televisivo firmato da Dario Argento all’interno della miniserie RAI “La porta sul buio” del 1973 dove si consuma un omicidio in un tram sotto gli occhi e l’indifferenza di tutti i passeggeri.
Al servizio dell’intera narrazione musicale, trova spazio la prima e più grande ispirazione di Bandini che è il cinema (una vera e propria ossessione dell’autore).
“Signore e signori buonanotte” risente così fortemente dell’influenza di certe orchestrazioni morriconiane, ricercate grazie alla collaborazione con il compositore Gianluigi Antonelli, soprattutto nell’ambito di quelli che furono i cosiddetti spaghetti-western (Leone e Corbucci in primis) ed è questo l’immaginario a cui le linee di archi e fiati dell’intero disco fanno riferimento. L’episodio più diretto in questo senso è Il grande silenzio, pezzo ispirato all’omonimo film di Corbucci del 1968 con protagonista Jean-Louis Trintignant e le musiche di Morricone. Il western diventa in questo album metafora epica della vita, delle avventure degli uomini, delle sue vittorie e delle sue sconfitte.
Le citazioni cinematografiche non sono però le sole: il testo di “Flaiano”, canzone alla quale viene affidato il compito di aprire il disco, è un libero riadattamento di versi dello scrittore pescarese tratto dal suo “Diario degli errori”.
A chiudere infine questo album importante è la traccia che dà il titolo al lavoro, un breve strumentale che riprende il tema principale di Quando l’anarchia verrà, cantato dalla soprano Norma Di Felice; un’ideale “buonanotte” che chiude il viaggio sentimentale e malinconico di cui è intriso questo lavoro.
TRACKLIST 01 Flaiano / 02 Il tram /03 Quando l’anarchia verrà/ 04 Laura/ 05 Paese Sera / 06 Antonio vecchio pazzo / 07 Il grande silenzio
/ 08 Lontano / 09 L’ultima guerra del mondo / 10 I pugni in tasca /11 Signore e signori buonanotte